L’escavazione e l’estrazione dei blocchi di marmo “Breccia Paradiso” è iniziata ad Esperia (Frosinone) nel 1966 dal Sig. Ferrara Mario che all’inizio degli anni Sessanta lavorava in Svizzera come capocantiere per la costruzione di una strada. Più volte gli capitò di osservare che nell’apertura di gallerie si ottenevano blocchi di granito anche di una certa volumetria, blocchi che erano trasportati nelle segherie per ridurli in lastre.
Tornato ad Esperia per le sue ferie, la sua attenzione fu richiamata dalle cave che erano state aperte a Coreno Ausonio da pochi anni; le visitò e fu invogliato a cavare un blocco nella sua proprietà, con una binda e molto lavoro di braccia, per farlo ridurre in lastra da una segheria di Cassino.
Quel blocco e i successivi diedero buoni risultati e il Sig. Ferrara ritenne possibile abbandonare il lavoro in Svizzera per intraprendere l’attività di cavatore a lato della strada provinciale che divide la sua proprietà: in alto gli olivi sulle terrazze del Monte d’ Oro, in basso il fondovalle coi coltivi. La sua esperienza fu simile a quella di tanti altri piccoli imprenditori: si offriva alle imprese del settore un materiale valido, si vendevano blocchi informi a peso per la difficoltà di riquadrarli con i pochi strumenti a disposizione.
Ma appena un’impresa di Carrara gli dimostra l’utilità e la convenienza di usare il filo elicoidale per il taglio al monte e per la riquadratura dei blocchi, il cavatore assume un operaio di Carrara, acquista l’impianto del filo, si procura l’acqua e l’energia elettrica, si fa portare la sabbia da Viareggio con grande spesa, impara il mestiere e meccanizza la cava come meglio può. La frequentazione delle imprese di Carrara e del Veronese gli è utile per vendere i blocchi e per conoscere le macchine, le attrezzature e le tecniche in uso.
Affari dopo affari, il Sig. Ferrara allarga la sua cava e la attrezza con le macchine migliori ricorrendo alle sovvenzioni concesse dalla Cassa per il Mezzogiorno. In tempi successivi abbandona l’uso della miccia detonante perché poteva arrecare danni ai blocchi ed anche del filo elicoidale e lo sostituisce con il più moderno filo diamantato. Viene messo in opera un derrick della portata dichiarata di 40 TON, che in fase di collaudo fu caricato con 60 TON, il suo braccio movimenta blocchi fino alla distanza di 40 m per servire tutta la cava. Quindi vengono acquistate nuove macchine: una nuova pala meccanica, un escavatore molto potente e un dumper. Per la decina di operai che lavorava in cava si trattava di macchine e attrezzature di prim’ordine, che permettevano di lavorare con sicurezza e col minore sforzo possibile.
Oggi l’attività di cava è tramandata di figlio in figlio. L’uso di macchinari per l’escavazione e il taglio sono i medesimi, con l’aiuto di eventuali macchinari acquistati in seguito come il nuovo filo diamantato a controllo numerico che permette una notevole velocità di estrazione con elevati livelli di sicurezza.